Giovani, sicurezza e mafia

I risultati del town meeting organizzato per la Festa della Legalità
Duecento giovani toscani dicono la loro su sicurezza e mafia
Più protezione, ma no a ronde e giustizia fai da te. Troppa collusione tra mafia e politica

Una città più sicura è soprattutto quella dove forze dell’ordine e telecamere permettono un maggior controllo e rispetto delle leggi. Ma una città più sicura è anche quella dove gli spazi pubblici sono vissuti, una città (o un quartiere) non abbandonata a se stessa ma di cui ci si riappropria e una città più illuminata, pulita e in ordine. Così come il miglior contributo alla sicurezza, piuttosto che le ronde o la giustizia fai da te – che pure un ragazzo su dieci sceglie, o l’una o l’altra -, è la denuncia, la collaborazione con le forze dell’ordine e un miglior senso critico per non farsi suggestionare da quello che dicono giornali e televisioni.
Così su sicurezza e legalità la pensano per lo più i giovani, almeno quelli – più di duecento studenti provenienti un po’ da tutta la regione; che oggi hanno partecipato a Firenze e in collegamento sul web da altre quattro città toscane (Arezzo, Abbadia San Salvatore, Massa e Capannori) al primo town meeting elettronico che ha animato la Festa della legalità promossa dalla Regione.

Seduti attorno ad un tavolo, per sei ore
Il town meeting è un’espressione di partecipazione diretta che ha radici lontane, usato negli Stati Uniti nel Settecento quando le cittadine del New England ancora non avevano un sindaco. Con le nuove tecnologie, il town meeting elettronico diventa una grande assemblea ‘virtuale’ dove, seduti in non più di dieci attorno a grandi tavoli rotondi prima si discute – con l’aiuto di un facilitatore, collegati con un computer ad una regia centrale che associa e rielabora le opinioni di tutti – e poi si vota, con un telecomando, le risposte che scorrono sul grande schermo. Ed è quello che è successo oggi al Palacongressi e sulla rete, sesto t own meeting organizzato in meno di quattro anni in Toscana.

Le istituzioni devono saper ascoltare i ragazzi
“L’insicurezza è un male dei nostri tempi – commenta l’assessore alle riforme istituzionali, Agostino Fragai – Spesso si tratta più di una manifestazione di disagio sociale che di un pericolo oggettivo. E che questa sia presente nella popolazione anziana è abbastanza naturale: si può contare meno sulle proprie forze e il mondo non è più, per tante ragioni, quello di un tempo”. “Deve stupire e preoccupare di più – aggiunge – quando anche fra i giovani si manifestano sintomi di scarsa fiducia nel futuro e di chiusura verso il diverso. Non è così per la maggioranza dei ragazzi. Bisogna saper ascoltare, però. E questo town meeting può essere di grande aiuto.”
“L’esperienza di oggi – –aggiunge il vice presidente della giunta regionale, Federico Gelli -, dimostra che è possibile aprire una strada nuova capace di far crescere insieme due diritti fondamentali, quello alla legalità e alla sicurezza e quello alla partecipazione: attraverso un percorso in cui ogni cittadino può diventare protagonista”.

Ragazzi in cerca di protezione
Dalla mattina fino alle quattro del pomeriggio gli duecento ragazzi del town meeting si sono confrontati su tre grandi temi: la sicurezza urbana, i diritti (e la violenza) sulle donne e le infiltrazioni mafiose.


Ci sono risposte che ti aspetti ed altre che sparigliano invece il campo.
Il 45% di loro dice che i cittadini dovrebbero collaborare con le forze dell’ordine e denunciare le illegalità e che questo è il miglior contributo per far crescere la sicurezza. Senza farsi suggestionare da giornali e televisioni (29%).
I giovani chiedono più protezione: il 47% pensa che una città più sicura sia quella con più polizia a giro e più telecamere per strada. Ma sono in fondo ottimisti: pochi, solo il 2%, pensa che non si possa far niente. Chiedono anche più educazione alla legalità: a scuola con programmi che partano fin dalle elementari (32%), nella società con l’esempio degli adulti (29%) ma anche aiutando le famiglie nel loro importante ruolo educativo (16%) o utilizzando gli stessi mezzi di comunicazione di massa, spesso sul banco degli imputati. Ed è in parte quello che il Comune di Pisa sta cercando di fare, come ha spiegato l’assessore alla scuola e alla cultura della legalità Maria Luisa Chiofalo, attraverso un progetto di educazione nelle scuole con la partecipazione di professionalità specifiche, come quelle degli avvocati.

Più educazione sui diritti delle donne
Anche sul rispetto dei diritti delle donne molto si può fare, secondo i giovani, con l’educazione: intervenendo sui massi media che sono i responsabili della mercificazione delle donne (36%), aiutando la donna a promuovere un’immagine più forte di se stessa (28%) o incentivando la sua autodeterminazione (19%). Per far crescere il rispetto tra uomini e donne pensano che occorra educare i futuri adulti fin dall’asilo (27%), ma può aiutare anche una maggiore interazione tra i sessi (39%). L’importante, almeno per il 15% di ragazzi e ragazze, è che la donna non “lasci passare” comportamenti prevaricanti considerandoli “naturali”. CI sono però anche donne fragili. E in questo caso la miglior risposta è l’assistenza e una giustizia che funziona (38%), maggiori tutele e controlli sui luoghi di lavoro (21%) e centri di ascolto più numerosi e diffusi (15%). Inoltre serve più informazione.

Quote rosa: per i ragazzi sono inutili
Quanto alle quote rosa solo per un terzo (32%) sono utili per difendere il diritto delle donne ad un pari trattamento. Per il 12% sono inutili e per quasi un quarto (24%) addirittura fonte di discriminazione. Ancora più sorprendente è la risposta alla domanda se una donna può essere libera di gestire il proprio aspetto fisico senza per questo essere considerata una provocatrice. Solo il 63% degli oltre duecento giovani del town meeting (tra cui le ragazze sono il 51%) risponde sì. Per un terzo questo diritto non esiste.

Mafia, troppa collusione con la politica
L’ultimo tema è stato la mafia, con l’ex magistrato Pierluigi Vigna che ha commentato in diretta i risultati. E sulla mafia i ragazzi sembrano avere un’idea ben precisa. Il problema è il collegamento con la politica (96%): per il 91% è addirittura il problema principale. E i cittadini si rivolgono alla mafia, dicono sempre i ragazzi, “perché è più accessibile dello Stato&rd quo; (59%) e non tanto per paura (11%) o soldi (10%). Un giudizio negativo, sulla classe politica italiana, che torna anche sui modi per promuovere l’educazione alla legalità: il 39% risponde “rinnovando la classe politica, perché l’attuale non dà buon esempio di legalità”.


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